Ho provato il digiuno intermittente per 30 giorni

Ho provato per un mese questa dieta, niente colazione e 16 ore senza pasti. Ecco com'è andato un mese di digiuno intermittente

Che cos’è il digiuno intermittente?

Il digiuno intermittente consiste nel mangiare solamente in un arco di tempo ben definito. Il metodo più comune del digiuno intermittente è quello 16:8, cioè digiunare per 16 ore e mangiare solamente nell’arco di tempo delle 8 ore rimaste (16+8=24).

Altre persone un po’ più estreme invece fanno la One meal a day, cioè dieta OMAD, che è comunque un digiuno intermittente, fanno solamente un pasto al giorno.

Poi un sacco di gente digiuna anche per lunghi periodi ogni tanto, ma quella roba è molto diversa.

Nell’arco del 2019 l’intermittent fasting è diventato veramente popolare, l’hanno fatto tutti, l’hanno provato tutti, ed è stato spacciato da molti come una versione miracolosa di una dieta per dimagrire. In realtà non è una dieta vera e propria, è solamente una restrizione in un arco di tempo nel quale puoi mangiare e ad alcune persone da benefici perché riescono a mangiare di meno ma non è necessariamente quello l’obiettivo.

Nel mio caso, per esempio, la mia difficoltà nel digiunare 16 ore consisteva nel fatto che ero abituato dai viaggi e dai periodi disordinati che ho vissuto dopo il Covid19, a mangiare tutto il tempo e quindi riabituarmi a digiunare per un po’ durante la giornata, mi è servito ad essere meno dipendente dagli snack, dai fuori pasto, dal fatto che mangiavo tutto il tempo ogni giorno.

Tra l’altro, nonostante il picco massimo di popolarità del digiuno intermittente sia stato nel 2019, in realtà io lo conoscevo da un sacco di tempo. Seguivo un tipo che si chiamava Kinobody, un guru del fitness (non tanto affidabile), che professava già l’intermittent fasting.

La mia esperienza con il Digiuno Intermittente

Questo non sarà un articolo sul dimagrimento, perché il mio obiettivo non era dimagrire, ma voglio mostrarvi il cambiamento di stile di vita che ho avuto.

La mia regola è stata mangiare dalle 12 alle 20 (quindi un arco di otto ore) però ovviamente nel periodo del digiuno potevo bere acqua o comunque bevande che non fossero zuccherate. Spesso la mattina per sostituire la colazione mi bevevo un tè o una tisana, senza zucchero ovviamente, acqua calda insaporita di cose, aiuta specialmente se si è abituati al rituale della colazione.

Mi sono addirittura stampato un foglio con i quadretti segnare i giorni come fa Matt D’Avella quando raggiunge un obiettivo.

Quando riuscivo nella mia giornata a rispettare il digiuno intermittente mettevo una X sul quadrato, quando non ci riuscivo, per qualche motivo, mettevo una faccina triste.

Però sono stato abbastanza elastico. Sia quando iniziavo a mangiare alle 11:45 al posto di mezzogiorno perché avevo fame sia quando finivo di mangiare alle 20:30, comunque la segnavo come giusta.

Quando invece finivo di mangiare a mezzanotte o alle 23 l’ho dovuta segnare come sbagliata.

Ci sono stati ben due tentativi per fare questa sfida.

Il primo è stato quest’estate, ma si è bloccato perché durante il mio viaggio in Italia i miei pasti erano così disordinati che ho iniziato a sgarrare praticamente tutti i giorni. Quindi ho abbandonato la sfida aspettando il mio ritorno. Poi al mio ritorno, che ero un po’ più stabile a casa, ho ricominciato la sfida ed è stato ben più facile.

Io mi svegliavo alle 8 e mi toccava digiunare almeno per 4 ore. Ovviamente mettendomi a lavorare mi veniva inevitabilmente fame. I primi giorni ho avuto anche un po’ di annebbiamento e di stanchezza che ho avvertito durante la giornata soprattutto perché, aver digiunato la mattina mi rendeva un po’ più insofferente anche il pomeriggio, mi stancavo più facilmente.

Tipo quando andavo al liceo e a scuola mangiavo pochissimo ma poi tornavo a casa, mi ingozzavo e dopo non riuscivo a fare niente durante la giornata perché avevo sofferto quel digiuno.

Il digiuno di fatto è uno stress per il proprio corpo se non si è abituati. Durante il mese io mi sono abituato a digiunare e infatti verso la fine quasi non lo sentivo, mi sembrava una cosa normalissima.

Dipendenza da zuccheri

Un motivo per cui le persone come me fanno fatica a non mangiare è perché sono dipendenti dagli zuccheri e dai carboidrati. Ho fatto un video lo scorso anno in cui provo a non mangiare zuccheri per un mese e in quell’occasione ho provato a eliminare la mia dipendenza dagli zuccheri aggiunti in modo da sentire di più il sapore del dolce vero, quello della frutta, quello dei cibi, e soprattutto da assumere meno zuccheri in totale. Ovviamente assumevo quelli naturali ma non quelli aggiunti e quindi avevo una dieta più equilibrata. È stato un bell’esperimento. Questa volta l’effetto è stato molto simile perché non mangiare per 16 ore consentiva al mio corpo di smettere di dipendere dagli zuccheri, smetteva di cercare l’energia facile dagli zuccheri e dai carboidrati, ma iniziavo ad attingere alle mie riserve di energie, i grassi. Ho delle informazioni molto limitate sulla nutrizione, quindi se dico qualche cacata nutrizionistica siete liberi di correggermi.

La difficoltà del digiuno intermittente

Tranne nel primo periodo, in cui faticavo anche la mattina, il vero problema è stato finire di mangiare alle 20. Terminata la prima settimana in cui ero molto irritabile a causa di questi digiuni perché mi affaticavano, ad un certo punto è diventato naturale per me aspettare fino a mezzogiorno, però non era per niente facile finire di mangiare alle 20, specialmente se mi vedevo con Chiara, con degli amici, dovevo uscire, era difficile smettere di mangiare alle 20 perché loro iniziavano a mangiare alle 21.

Tante volte sono riuscito ad organizzarmi in modo tale da non sembrare strano, altre volte invece mi sono ritrovato a cena con delle persone anche molto tardi e ho dovuto mangiare con loro, non mi andava di fare il cretino e bere acqua mentre loro cenavano.

A Londra, per esempio, ho sgarrato parecchio perché facevamo sempre tardi con Riccardo e Carlo Alberto, andavamo sempre a cena fuori. La cena non è solamente un’opportunità di mangiare, ma anche un’opportunità di incontrare persone, parlare, un evento sociale e quindi non è che dicevo “Non vengo a cena con voi perché sto facendo la sfida”

I benefici del digiuno intermittente

Quali sono i benefici che vengono sempre millantati (ma reali) del digiuno intermittente?

Il primo è che generalmente le persone dimagriscono. Non per magia, ma semplicemente perché, se sono abituato a mangiare tutto il giorno e poi mi costringi a mangiare soltanto in una porzione di quel giorno, all’inizio, che non sono abituato, tenderò a mangiare un po’ di meno.

È esattamente quello che è successo a me, poi dopo un po’ di tempo mi sono abituato e ho iniziato a mangiare esattamente la stessa quantità di cibo, ma in quelle 8 ore in cui potevo mangiarlo.

È vero però che all’inizio ho mangiato un po’ di meno, ma non lo consiglierei come metodo per dimagrire.

Un secondo beneficio del digiuno è il fatto che ci si sente più lucidi. Mangiare tendenzialmente ci affatica un po’, ci rende un po’ offuscati, mentre il digiuno, superata quella fase in cui si ha fame, tende a renderci un po’ più lucidi, un po’ più reattivi e questo invece l’ho notato. Infatti, le mattine senza fare colazione riuscivo a lavorare molto meglio fino a pranzo.

In generale mi piaceva la sensazione di avere la pancia vuota ogni tanto perché quando mangio tutto il giorno mi sento un po’ troppo pieno. Invece mi piaceva l’idea di essere affamato, non con il mal di testa o con gli svenimenti ovviamente, ma in modo normale per poi sedermi a tavola a pranzo e mangiare con fame.

Un terzo beneficio è legato al tempo. Mi ha infatti aiutato perché avendo meno tempo per mangiare c’erano anche meno distrazioni. C’erano tempi più lunghi, per esempio la mattina in cui potevo lavorare senza fermarmi e dalle 20 in poi stessa cosa.

Gli errori compiuti durante il mio digiuno intermittente

Il mio errore principale è stato che da affamato, specialmente all’inizio, mi sedevo a tavola e mi mangiavo l’ira di Dio per compensare la mia fame.

Cosa sbagliata perché anche se prima ero lucido poi mi affaticavo tantissimo ed ero tutto rincretinito. L’ideale è mangiare in maniera equilibrata senza fare BINGE EATING, ossia senza mangiare un casino. Cosa che io faccio spesso.

All’inizio ho fatto parecchio binge  eating poi ho imparato a mangiare in maniera più mindful, anche bacchettato da Chiara. Io e lei ci scontriamo spesso sull’alimentazione perché lei è molto mindful quando si mangia.

Ho fatto anche un altro paio di errori.

Uno è che non mi sono allenato. Ho seguito questa sorta di dieta ma non mi sono allenato quasi per niente e quindi non si è visto nessun grosso cambiamento sul mio fisico, anche perché un mese è molto poco per vedere cambiamenti.

Ma ho mangiato anche abbastanza male perché, sebbene avessi questa restrizione di tempo, non sono stato troppo bravo a mangiare in maniera equilibrata. C’è da dire che forse, se non avessi seguito questo digiuno intermittente, avrei mangiato ancora peggio.

Attingere dagli zuccheri o dai grassi

Parliamo un secondo di teoria. Perché il digiuno è così popolare? Io un po’ mi sono informato, non sono un esperto, quindi potrete correggermi. Fondamentalmente molte persone, me compreso, sono troppo abituate a dipendere dagli zuccheri perché quando si mangia si assimilano degli zuccheri e si trae energia da queste scorte. Tutto ciò che avanza viene messo in riserva nei nostri grassi e poi dopo possiamo attingere da quei grassi.

Però noi ormai non attingiamo mai dai nostri grassi in quanto non ne abbiamo bisogno, dato che abbiamo sempre nuove fonti di zuccheri da cui attingere, perché mangiando con molta frequenza abbiamo disabituato il nostro corpo a prendere energia dalle riserve di grassi.

Per esempio, spesso i maratoneti si allenano la mattina presto a stomaco vuoto in modo da non poter attingere a nessuno zucchero, a nessun cibo appena mangiato, ma devono attingere per forza alle proprie riserve di grasso. Questo perché durante la maratona, al 30° km, generalmente finiscono le proprie scorte di zuccheri e si deve per forza attingere al proprio grasso. Se il corpo non è abituato si fa molta fatica.

La stessa cosa fa il digiuno, riallena il corpo a prendere energie dalla riserva di grasso e non dagli zuccheri.

Io che mangiavo tutto il giorno non ero abituato a questa cosa e durante il digiuno intermittente ho imparato a non mangiare e ad essere ugualmente lucido, riuscendo ad allenarmi anche a digiuno, poiché il mio corpo riusciva a prendere energia dai grassi.

Ora probabilmente lo disabituerò a tempo zero, perché ricomincerò a mangiare come un cretino.

Tra l’altro, quando stavo nelle Marche, durante il mio primo tentativo di questo esperimento (fallito), ho conosciuto Gemma Cocca e suo papà, un medico nutrizionista, con il quale spesso ha fatto dei video. Proprio durante una cena mi spiegarono, dato che stavo facendo questo esperimento, un po’ di questioni a riguardo.

Il dottor Cocca mi disse che gli uomini nello stato di natura non mangiano per lavorare, ma lavorano per mangiare, non mangiano per avere l’energia per lavorare ma si svegliano generalmente senza la colazione e la devono cacciare, la devono raccogliere, devono lavorare per riuscire a prendere il cibo. Quindi devono essere lucidi e per questo si dice che noi tendiamo ad essere un po’ più lucidi quando siamo a digiuno, perché siamo fatti per lavorare a digiuno.

Quando mangiamo generalmente ci affatichiamo perché la digestione prende energie e quindi, quando stiamo a riposo recuperiamo le nostre scorte di grasso grazie a quello che mangiamo e poi di nuovo a stomaco vuoto ricominciamo a lavorare.

Questo è quello che ho capito. È una teoria che mi ha più o meno convinto. Durante il mio esperimento mi è sembrata proprio funzionare. Ovviamente un mese non basta per capire queste cose e ci saranno milioni di esperimenti a riguardo.

Risultati dell’esperimento

L’esperimento è più o meno riuscito. Per la maggior parte del tempo sono riuscito a rispettare il digiuno intermittente. Finivo quasi sempre di cenare in realtà alle 20:20/20:30, quindi era un 15 ore e mezza di digiuno e 8 ore e mezza di mangiare.

Durante il mese ho imparato a digiunare, all’inizio, nei primissimi giorni, mi veniva anche il mal di testa, verso la fine tiravo dritto senza soffrire, anche facendo un solo pasto durante il giorno.

La bella sensazione che mi è rimasta è stata quella del riuscire a tirare avanti con lo stomaco vuoto, il fatto di avere fame ma non stare male. Mi è piaciuta molto!

Quindi direi, esperimento riuscito. Probabilmente proverò a continuarlo non in maniera rigida, ma come linee guida per mangiare.

C’è da dire che ognuno di questi cambiamenti, ognuno di questi esperimenti, ci rende un po’ più consapevoli. Ho fatto anche l’esperimento in cui faccio il vegano, ho fatto anche altri esperimenti e ogni volta che facciamo un esperimento del genere, passiamo dal mangiare inconsapevole al mangiare in maniera consapevole.

Per esempio, il mio amico vegano Luca Discacciati è diventato vegano e nell’arco del suo veganismo ha perso 20 kg. Ma non perché era vegano in sé, ma perché diventare vegano l’ha costretto ad informarsi sulla nutrizione, a scoprire quello che stava mangiando e quindi ha anche imparato a mangiare in maniera più oculata.

Costringerti a fare un cambiamento ti porta ad essere più consapevole e quindi non solo mangi in un arco di tempo ristretto, ma magari impari a mangiare meglio perché impari a scoprire cosa ti metti dentro.

Questa è la mia umile teoria sull’alimentazione. Fatemi sapere cosa ne pensate.